12 To Many
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VIVERE L'AMBIENTE COME MAI IN PASSATO

FratelliLeita, il futuro è già presente in Alta Carnia!

FratelliLeita, il futuro è già presente in Alta Carnia!

19/12/2018

Cesare Coppari intervista Alessandro e Michele Leita. (leggi il PDF dell'intervista)

Si chiama 12-to-Many, ed è un modello di rete di imprese capace di collegare l'origine della materia prima al mercato. SaDiLegno di Samuele Giacometti è l'impresa che lo ha ideato e sviluppato grazie ad un innovativo progetto cofinanziato dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. Nasce così e cresce in Alta Carnia, nel cuore delle Dolomiti Friulane, la prima rete di imprese della filiera foresta-legno in Italia.

“L’unione crea lavoro e valorizza i talenti del territorio: 12-to-Many è il caso emblematico di come il made in Italy sia vincente se riesce a fare sistema”. Parola di Symbola, la Fondazione che, insieme a Unioncamere, ha promosso una ricerca pubblicata nel volume "Coesione è Competizione", dove 12-to-Many compare tra le venti best practice prese in esame accanto a nomi di giganti quali Ferrero, Enel e Gruppo IMA. 

Un esempio di creazione di lavoro conquistata attraverso una strategia comunicativa fondata sulla convinzione che il valore di un prodotto aumenta se la sua produzione avviene nel luogo d’origine della materia di cui è costituito. Da qui lo slogan: “L’origine della materia, la luce del valore”. Ma nessuna frase promozionale, per quanto efficace, è destinata a persuadere i destinatari ideali di 12-to-Many quanto il racconto dell’esperienza concreta dei protagonisti di uno dei nodi della rete, Alessandro e Michele Leita. Ecco cosa ci hanno detto.

Alessandro e Michele, come presentereste la vostra FratelliLeita?

Siamo due fratelli da sempre appassionati di musica e di artigianato. Una duplice passione che ci ha spinti ad accettare la sfida di provare a vivere dapprima del restauro e poi della produzione di strumenti musicali, per lo più antichi. Diciamo che la nostra azienda nasce dall’incontro tra l’orecchio e la mano.

Ne avete fatta di strada dall’inizio della vostra impresa, quando eravate restauratori…

In realtà all’inizio ci siamo dedicati alla falegnameria in genere, e quindi anche al mobile, passando presto al restauro degli strumenti musicali. Solo più tardi siamo stati invogliati a fare qualcosa che fosse più in sintonia con la nostra vocazione. 

Quando e come è avvenuto l’allargamento della vostra attività alla produzione di strumenti musicali?

Il punto di svolta risale al dicembre 2014, quando abbiamo accettato di costruire un clavicembalo capace di ottenere una certificazione che mai prima al mondo era stata rilasciata ad un produttore di strumenti musicali: la certificazione di Catena di Custodia PEFC (Programme for the Endorsement of Forest Certification). Una vera e propria sfida lanciataci da Samuele nell'ambito dell'attuazione del “Piano strategico" della Rete di Imprese 12-to-Many, di cui facciamo parte e che abbiamo contribuito a far nascere, focalizzato proprio sul nostro prodotto al fine di promuovere l'uso e la valorizzazione del legno locale.

Avevamo infatti a disposizione solo tre mesi per costruire il nostro primo clavicembalo "Modello Giusti 1681" a 2 registri da 8 pieni, visto che lo strumento sarebbe stato presentato nello stand della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia a Milano, nell’ambito della fiera MadeExpo programmata per il 18 marzo 2015. Essendo di giorno impegnati nelle attività ordinarie della nostra impresa, abbiamo lavorato soprattutto la notte per centrare quell'ambizioso risultato.

Forse vale anche la pena di sottolineare che un clavicembalo, oltre ad essere un complesso manufatto di legno, è anche uno strumento musicale, il che implica il fatto, non trascurabile, che alla fine deve avere un bel suono. Questa caratteristica dipende dalla tavola armonica e noi per costruirla abbiamo utilizzato del legname di abete rosso di risonanza sottoposto ad un periodo di stagionatura di circa dieci anni. In altre parole possiamo anche dire che la velocità con cui è stato prodotto il clavicembalo ha come contraltare un lentissimo e paziente periodo di stagionatura del legname che ne caratterizzerà il bel suono e la durata nel tempo.    

Quanto ha contato, in questo arricchimento operativo, il rapporto con 12-to-Many e l'aver attuato il piano di marketing insieme agli altri nodi della rete?

Sicuramente è contato moltissimo, sopratutto per promuovere con più forza ed in ambiti diversificati l'impresa FratelliLeita accelerandone il processo di trasformazione da restauratrice a produttrice di strumenti musicali. Questo rapporto ha fatto prendere coscienza anche ad altri “nodi” della rete di quanto fosse importante, per la qualità dei nostri strumenti musicali, l'utilizzo di legname locale ricavato da piante scelte prima di essere abbattute e lavorate con la massima cura durante tutto il processo di trasformazione. Infatti, grazie alla collaborazione fra la rete di imprese 12-to-Many e l’ENEA è stato possibile applicare al nostro clavicembalo la metodologia del QFD (Quality Function Deployment). Si tratta di una metodologia che consente di misurare la qualità di un prodotto individuandone anche il giusto prezzo di vendita sul mercato. Ed è stato sorprendente vedere espressa in percentuale, pure nel nostro caso, l’incidenza sulla qualità di aspetti strategici come la scelta delle specie legnose, la fase del loro reperimento e le lavorazioni funzionali al prodotto. Messe insieme queste caratteristiche rappresentano il 72% della qualità complessiva attesa per lo strumento musicale che ci apprestavamo a costruire. Da questo studio è emerso in modo ancor più netto il "punto di appoggio" su cui l'impresa FratelliLeita potrà e dovrà far leva per crescere sul mercato: produrre strumenti musicali vicino a dove cresce il legno che usiamo.

Quale valore date alla costruzione del primo clavicembalo certificato PEFC? 

Pensiamo che si tratti di un’idea molto buona, e ci piace molto anche il fatto che questa iniziativa possa contribuire a porre l’enfasi sulla nostra volontà di far delle cose utilizzando materie prime locali trasformate secondo procedimenti secolari ancora recuperabili e che abbiamo il dovere di preservare, perché destinarli all’oblio sarebbe come bruciare le grandi opere dei classici. Un intellettuale italiano, ormai qualche anno fa, diceva di rimanere sbalordito al cospetto di quei suoi colleghi d’oltre oceano che, privi di solide basi culturali, erano disposti, sulla base di bibliografie recentissime, a formulare una certa idea senza sospettare che una idea analoga era stata sviluppata meglio, o addirittura era risultata improduttiva, secoli e secoli fa. Ecco, con il sapere manuale è un po’ la stessa cosa, e molto spesso non c’è da inventare niente per riuscire a realizzare un’opera a “regola d’arte”. Questo non vuol dire rinunciare ad innovare, ma solo che occorre impegnarsi a conoscere ciò che è stato fatto prima di noi, magari per scoprire che i vecchi artigiani lavoravano i materiali che avevano in loco, produttori di clavicembali compresi, che pure importavano ebano. E questa è anche una grande lezione sul rispetto dell’ambiente, anche se certamente oggi c’è una maggiore coscienza in tal senso, figlia anche di una indubbia distanza nello sfruttamento delle materie prime. È anzitutto per questi motivi che l’idea del primo strumento musicale al mondo certificato PEFC ci piace, nonostante il seme con essa piantato abbisogna di molto tempo per dare i suoi frutti. 

Quali specie legnose avete utilizzato per produrre il primo clavicembalo FratelliLeita?

Abbiamo utilizzato solo specie di legno locali come l'abete rosso di risonanza, per la tavola armonica, noce al posto dell'ebano per i tasti neri, carpino bianco al posto del bosso per i tasti bianchi e pero per realizzare alcune parti della meccanica. Tutte specie che crescono nei boschi e nei prati della Val Pesarina. Da sottolineare il fatto che oggi, specie legnose che in passato avevano un nobile utilizzo come il noce, il carpino ed il pero, finiscono dentro lo “spolert”, la tradizionale stufa a legna usata in Carnia per scaldare e cucinare. 

I riconoscimenti non sono mancati, sia sul versante artigianale sia su quello propriamente musicale. Perché?

Il perché è da ricercare nelle scelte progettuali e produttive che hanno permesso di raggiungere il buon livello qualitativo, in termini di "bel suono" e "buona meccanica", dei nostri prodotti. Questo è il feedback ricevuto dai nostri clienti e da numerosi ed illustri maestri clavicembalisti che hanno suonato i nostri strumenti.

Tanta strada c'è ancora da percorrere, ma molta ne è già stata percorsa dal primo concerto organizzato a Milano da Federlegno Arredo, Conlegno e PEFC Italia. Basterebbe citare la partecipazione ad Expo Milano 2015 con il progetto della rete di imprese 12-to-Many "Dai Sapori ai Saperi della Carnia" ospitato nel padiglione KIP. Prima e dopo questo evento i nostri strumenti musicali hanno trovato spazio presso rassegne come “Urbino Musica Antica" organizzata dalla FIMA (Fondazione Italiana per la Musica Antica) e "Historischer Instrumentenbau" di Vienna. Siamo anche stati fra i premiati nell'edizione 2016 del "Premio Comunità Forestali Sostenibili" organizzata da Legambiente e PEFC Italia. La scorsa primavera, poi, uno dei nostri clavicembali è stato utilizzato nell'opera "Concerti per ArchiIIIe Concerti per Viola d’Amore", la nuova registrazione dell'Accademia Bizantina, uscita l'11 maggio 2018 per The Vivaldi Edition/Naïve classique.

Con quali vantaggi per la FratelliLeita?

Il vantaggio più evidente sta nel fatto che oggi la FratelliLeita si è ritagliata uno spazio in un settore di mercato caratterizzato negli ultimi anni da una drastica riduzione di commesse che ha portato alla chiusura di molte storiche imprese.

La qualità dei nostri strumenti ci ha permesso e ci sta permettendo di proporre sul mercato un prodotto con un altissimo rapporto qualità/prezzo.

Quanto è importante per voi essere presi a modello del saper fare in Val Pesarina?

Essere presi come punto di riferimento per quello che facciamo in un certo senso ci onora. Se riuscissimo poi a contribuire a far scoprire o riscoprire questo luogo, a rivalutarlo e farlo rinascere insieme al lavoro di chi vi abita, ne saremmo molto felici.

Come vedete il futuro della FratelliLeita fra venti anni?

Difficile dirlo. Una cosa è certa, faremo il massimo affinché tra vent’anni la FratelliLeita si sia evoluta tanto a livello di prodotto quanto a livello di processo produttivo, riuscendo a creare nuovi posti di lavoro attraverso la trasmissione del sapere da noi stessi ereditato alle nuove generazioni e magari, perché no, a qualche giovane Leita… Intanto Samuele ci ha già lanciato una nuova sfida: applicare alla nostra attività i principi del Lean Thinking (pensare snello), una filosofia operativa mirata al miglioramento continuo. Saranno ancora molte le notti che passeremo a lavorare con tanta passione nel nostro laboratorio ai piedi delle Dolomiti Pesarine trasformando il legno prodotto nei secoli dai suoi magnifici boschi.

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